Non mi tiro indietro a spiegare le ragioni per le quali decido di usare o non usare, ossia comprare o non comprare un prodotto, mai; così come non rinuncio a spiegare le motivazioni che mi portano a mangiare o non mangiare qualcosa che i più considerano scontatamente cibo/alimento.
In fondo non ci vuole poi molto a capire che tra il FARE e in NON FARE ci passa un abisso, e che non sempre si è capaci di rinunciare a tutto, da un momento all'altro, in virtù di scelte eco-etico-compatibili.
Per cui dico che ben vengano tutte/i coloro che nel proprio piccolo si sentano, dunque si impegnano a non contribuire in maniera assolutamente inconsapevole a peggiorare, minuto per minuto, le condizioni dell'ambiente e degli esseri viventi circostanti; che ben venga anche la più piccola scelta fatta in questa direzione, sperando, ovviamente, che essa faccia da propellente a successive altre, possibilmente altrettanto coerenti.
L'utilizzo dell'autovettura (la cosiddetta macchina) è una delle scelte che molto più di tante altre prevede un'attenta ponderazione e ricerca (ma non troppa!) su chi ottiene (e come) e vende il carburante che è necessario acquistare per alimentarla.
Premettendo che chi voglia fare scelte che vadano nella direzione della sostenibilità per il pianeta e tutti gli esseri viventi che vi dimorano non dovrebbe affatto acquistare ed utilizzare autovetture con motore a scoppio, essendo realisti non è difficile capire che, così come la maggior parte delle altre, una scelta di questo tipo preveda di solito una gradualità, per tutte le motivazioni di ordine pratico ad essa relative.
Perquanto, dunque, esistano delle differenze a tutt'oggi, tra i carburanti opzionabili che offrono la possibilità di dire/fare qualcosa "di meglio", tuttavia pensare di scrollarsi di dosso, in maniera assoluta, la minima responsabilità al riguardo è semplicemente un'illusione, fino a che il carburante viene bruciato nell'aria; seppure il gpl sia da preferire a benzina e/o al gasolio per via dell'assenza di emissioni pressoché totale di sostanze quali lo zolfo, composti del piombo, idrocarburi aromatici, è anch'esso un sottoprodotto del petrolio (da cui prende il nome).
Di gran lunga diverso è il discorso per il metano (seppur venga considerato dai più alla stessa stregua del gpl) che però è anch'esso un carburante che alimenta un motore a scoppio, dunque che prevede combusione, con conseguente emissione di anidride carbonica e quant'altro.
Molto interessante (seppur appena "off-topic" rispetto a quello che si sta qui analizzando, ma comunque importante per poter fare le scelte più giuste) l'articolo su questo blog postato il 22 settembre 2009 in merito al disastro verso il quale il mercato del greggio ci sta portando e quest'altro sulla questione del Picco.
Tutto ciò premesso è chiaro che scegliere quanto più eticamente possibile un "marchio" di combustibile fossile è come scegliere la marca di sigarette meno nociva al nostro organismo.
Ad ogni modo, oltre alle scelte individuali ci sono anche questioni ben più gravi, nel senso che riguardano veri e propri abusi e sfruttamenti di ogni genere ad opera delle multinazionali del petrolio, vere e proprie colonizzatrici imperialiste senza scrupoli di terre e popolazioni (umane e non); fatti così evidentemente eclatanti che le vicende in cui è coinvolto il primo ministro italiano sembrano quasi barzellette al confronto!
Il caso di Shell e Agip in Nigeria è l'esempio più calzante (anche se non il solo, ovviamente).
Report ha dedicato alla faccenda una puntata, Amnesty International ha una campagna aperta e un dettagliato rapporto che mira a denunciare violazioni di diritti umani; così come possiamo trovare in rete articoli attenti e dettagliati in merito , sottolineando anche responsabilità dello stesso governo italiano e chi sollecita risposte urgenti.
Chiaramente si tratta di una risposta secondo questi signori "doverosa" alla richiesta di Amnesty International, che la stessa Amnesty si sta preoccupando di inoltrare e far girare a tutti i propri soci/sostenitori.
Dunque, al contrario di quanto emerge dall'inchiesta di Report o da quella del Guardian o di Indymedia, tutte organizzazioni no-profit che fanno di queste battaglie l'unica ragione delle lore attività, da sempre, parrebbe invece che, grazie al ricorso delle azioni dei cosiddetti terroristi/pirati e ad entità astratte quali strakeholders (paragonati quasi ad associazioni umanitarie benefiche!), la Shell stessa si stia (adesso?) molto interessando allo sviluppo della Nigeria e sia molto attenta a tutti i problemi sociali ed ambientali del paese.
Viene ancora una volta da fare un parallelo con le gesta del furbetti e furbettini del quartiere e di città, che grazie al capitale accumulato in maniera illegale e immorale per anni, possono permettersi di non pagare il giusto prezzo per le proprie azioni, spendendo fortune in cause penali, studi legali e consulenti senza scrupoli che venderebbero le persone a loro più care piuttosto che far perdere cause ai propri assistiti.
Il nostro pensiero, inevitabilmente, va a KEN SARO-WIWA ed a tutti coloro che lottano quotidianamente per rivendicare i propri diritti, quelli degli esseri viventi e della terra in cui vivono e sono nati .