Monday, May 28, 2007

Ebbasta co 'ste tradizioni popolari !!!

Qua (in Italia, intendo, ma non solo!) sembra, oggi più che mai, che abbiano tutti voglia di preservare, mantenere intatte le tradizioni di un tempo ( e di oggi!), diffondendo notizie su come é bello il proprio paese, la propria terra, la propria regione grazie anche alle tradizioni che da anni (a volte centinaia!!) si continuano a tramandare; amano tutti la ricchezza, il lusso, le comodità ma quando si tratta di "rivedere" il folklore, magari anche di abolire certe usanze che davvero poco a tutt'oggi hanno di che continuare ad essere (ammeso che ne abbiamo mai realmente avuto!) ecco che sfoderano spade, lance e coltelli (metaforicamente, in questo caso!) affinché non si tocchi la festa di paese o l'usanza regionale o nazionale. Le cerimonie religiose, le processioni, le "uscite" di carri, navi, e quant'altro con questo o quel'emule di santo (o santa) sembrano essere l'ultimo baluardo di un'identità (individuale) da custodire gelosamente: ma perché?
Che in un mondo in cui sembra che tutti condividano o possano condividere tutto ci sia il bisogno (individuale) di riconoscersi in contesti più specifici?
Che il semplice essere cittadini della terra lasci poco spazio ad un'identificazione specifica necessaria per sentirsi un pò "diversi" rispetto a TUTTI gli altri?
Ma davvero l'essere umano ha (ancora) bisogno di questi espedienti per potersi sentire accettato, affermato, portatore di una cultura "particolare" nel mondo?
Quand'é così allora é bene ricordare che molti di questi riti o pseudo tali fanno uso di esseri viventi per poter essere celebrati, a volte anche di esseri umani (lo specifico per gli antropocentristi!) che rivestono un ruolo prettamente "materiale" checché si voglia credere e far credere che abbiano una vera e propria "funzione necessaria" al "buon esito" del tutto: l'immolazione é l'atto estremo in cui questa funzione si traduce.
E sarebbe anche bene ricordare (soprattutto a coloro che non amano buttar via i propri soldi senza poterlo liberamente decidere!) gli enormi sprechi di energia elettrica e fuochi pirotecnici per rendere la festa ancor più spettacolare....e "unica"!

Ad ogni modo sarebbe ora di smetterla!

Pace.


Tuesday, May 01, 2007

Specismo, Razzismo, Sessismo




(quale chiave di interpretazione?)

Immaginare che ci sia un substrato comune da cui si originano e prendono forza questi tre termini non é difficile, seppur in maniera superficiale : più complicato é riuscire DAVVERO a delinearlo univocamente. Bisogna però porre molta attenzione alle facili spiegazioni che concorrono al rendere semplicistiche le differenze tra i suddetti concetti a cui si vuol far riferimento. Sarebbe troppo semplice dire che l'essere umano ha cominciato a discriminare PRIMA quella specie o PRIMA quella etnia o PRIMA quel genere e da li tutti gli altri.

Secondo Marco Maurizi "l’evento storico che è alla base dello specismo, del sessismo e del razzismo è il sorgere della contrapposizione tra spirito e natura. Questa separazione dalla natura e la nascita dell’illusione di una realtà spirituale superiore alla natura sono alla base dello specismo, del sessismo e del razzismo. Di volta in volta l’uomo considera sé come rappresentante dello spirito e proietta sull’altro l’inferiorità della natura non-spirituale (gli animali, la donna, le altre “razze”)." (1)

Tuttavia é davvero difficile dire se e come questo processo si sia attivato e in che direzione (ossia da dove a dove) sia andato. E difficile decretare se sia nato prima lo specismo, il sessimo o il razzismo. Certamente la differenza che balza subito agli occhi->e alla mente é che, mentre il sessimo e il razzismo sono relativi al rapporto essere umano/essere umano, lo specismo a quello essere numano/altro-essere-vivente.

"La domanda che ci poniamo è allora la seguente: non è più probabile che sia stata la pratica della schiavitù umana a desensibilizzare nei confronti della schiavitù animale, piuttosto che il contrario? Ciò che si ha il coraggio di fare all'altro uomo, non si ha alcuno scrupolo a perpetrarlo nei confronti dell'animale; laddove l'uomo diventa cosa, l'animale è già ridotto a una res nullius. Non ci vuole molta immaginazione a dire che l'uomo è diverso dalla renna e fondare su questo una gerarchia di valori. Molto più difficile è arrivare a concepire che tra uomo e uomo sussista una differenza altrettanto radicale. Si obietterà: ma proprio per questo sosteniamo che per arrivare a concepire la differenza razziale è necessario prima passare per la differenza di specie. Ma con eguale ragione si potrebbe dire: solo laddove l'uomo arriva a porre una differenza radicale tra esseri in tutto e per tutto simili ha gli strumenti concettuali per porre un abisso tra sé e il resto del mondo animale." (2)