Tuesday, March 20, 2012

Quelli che la carne (biologica) non fa mica male


Spesso mi trovo a discutere sugli svantaggi e pericolosità dell'alimentazione carnivora con sedicenti onnivori che credono a ragion veduta di poterlo essere per via di una presunta naturalità a tal riguardo. La maggior parte di costoro sono disposti ad accettare la pericolosità legata alla carne di animali da batteria spacciata per lo più dalla grande distribuzione, pensando che le “uniche” (!!!) sostanze nocive presenti in queste siano gli ormoni steroidei e anabolizzanti, gli additivi alimentari (nitriti, nitrati), additivi chimici quali residui di concimi, diserbanti, pesticidi derivanti dal mangime somministrato agli animali sia da vivi che da morti.
Dunque per la maggior parte di carnivori il cibarsi di carne di provenienza biologica o comunque meno “industrializzata” permette di godere di tutti i benefici della carne senza conseguenze nocive legate alla produzione e lavorazione intensiva.
Si vuole qui provare a smontare quest'ennesima credenza popolare e/o di convenienza e analizzare quelli che sono i reali aspetti dannosi di un'alimentazione di questo tipo; si vuole provare a far comprendere che le sostanze sopra citate non sono che la punta dell'iceberg rispetto alle sostanze nocive e tossiche che sono già presenti tout court nella carne e nel pesce di animali allevati (o meno) e ammazzati.
Si vuol far provare a pensare a ciò che studi decennali i cui ricercatori di tutto il mondo di sono dedicati e continuano a fare arrivano a concludere; basta soltanto ricordare ciò che enti quali il NIH o l'ADA affermano ormai con forza e da tempo, ossia che l'alimentazione a base vegetale è il tipo di nutrizione più salutare e protettivo nei confronti delle più importanti e gravi patologie degenerative umane. Basta citare uno degli studi epidemiologici più importanti intrapresi sinora, Il Progetto Cina, studio ultra-ventennale che mette in relazione alimentazione e malattia.

La carne : gli svantaggi nel dettaglio
"Tratto dal libro Mangiar Sano e Naturale di Michele Riefoli, Macro 2011"


Diciamo prima di tutto che i vantaggi del mangiar carne sono in realtà zero! A meno che non ci si trovi in situazioni di necessità o di denutrizione dovuti all'impossibilità di accedere a fonti vegetali affidabili per tutte le classi di macro e micronutrienti. Ma anche in questi casi, comunque, sarebbe meglio riferirsi prima ai sottoprodotti animali (yogurt, formaggi freschi, uova) e non alla carne che dovrebbe rappresentare l'ultima opzione.
Sta di fatto però che nell'alimentazione moderna, nonostante l'abbondanza di fonti proteiche vegetali disponibili, la carne fresca, congelata, secca, trasformata, inscatolata, o sotto forma di salumi, costituisce la fonte primaria di proteine per la maggioranza delle persone.
Qualcuno potrebbe dire “E allora? Cosa c'è che non va nella carne?”
“Niente, a parte che non è un alimento adatto all'essere umano visto che il suo consumo è (anche) implicato nell'insorgenza delle principali malattie degenerative e nelle prime cause di morte (infarti e tumori), che è una fra le cause principali del riscaldamento globale, della fame nel mondo, della deforestazione, della desertificazione di zone fertili, dell'inquinamento delle falde acquifere nonché di tutta la sofferenza arrecata a centinaia di milioni di animali ogni giorno.

La putrefazione

Ciò che noi tutte e tutti chiamiamo “carne” non è nient'altro che parti anatomiche del corpo di un animale morto sezionato e conservato in celle frigorifere, come un cadavere all'obitorio. La conservazione in ambienti refrigerati a temperature di 0-4 °C e con umidità elevate (80-90%) si rende necessaria per far si che i muscoli induriti dal rigor mortis e immangiabili possano intenerirsi ed essere masticati. Il processo di rigor mortis inizia di regola un paio di minuti dopo l'abbattimento dell'animale nei cui muscoli continua per breve tempo un certo metabolismo anaerobico (senza respirazione e quindi senza ossigeno). Ciò comporta la trasformazione degli zuccheri del sangue in acido lattico che abbassa il pH della carne (acidifica). Successivamente i filamenti proteici contrattili del muscolo (actina e miosina), che normalmente scorrono fra loro e conferiscono elasticità, si legano tra loro stabilmente determinando accorciamento e irrigidimento dei muscoli; questi, quando presentano più tessuto connettivo si induriscono maggiormente e la carne risulta immangiabile.

La frollatura è l'operazione di stagionatura che consente di rendere la carne più tenera e più gustosa (?). Col passare delle ore, gli enzimi proteolitici cominciano a spezzare i ponti proteici e connettivali e dopo almeno 24-48 ore la carne ritorna morbida. Ci sono carni che richiedono anche 10-15 giorni di frollatura, in un ambiente controllato per evitare che il processo viri verso la putrefazione vera e propria. Ma la frollatura non può essere concepita come un processo totalmente estraneo alla putrefazione, la quale può essere rallentata ma non fermata del tutto. Inoltre il processo di frollatura richiede tempo e costi che le aziende tendono a ridurre adottando, quando possibile, metodi rapidi ottenibili alzando le temperature delle celle frigorifere fino a 18-20° e riducendo i giorni. Queste tecniche richiedono ambienti fortemente umidi per evitare l'essiccazione e allo stesso tempo includono processi di sterilizzazione batterica contro la putrefazione con radiazioni ultraviolette. Per contro carni di maggior qualità sono considerate quelle che hanno subìto una frollatura più lenta di almeno 15-20 o più giorni. Tuttavia la marcescenza non tarda ad arrivare e sin dalle prime ore di esposizione nei banconi possiamo osservare le classiche e striature verdognole che lo testimoniano.
Già durante la frollatura i batteri della putrefazione presenti sulla carne sviluppano alcaloidi cadaverici : le ptomaine. I più famosi sono scatolo, indolo, cadaverina, putrescina, neurina che si producono maggiormente durante la stagionatura e sono sostanze naturali (alcuni di essi infatti sono presenti anche nei corpi umani e animali vivi) ma con effetti anche tossici. Queste sostanze hanno ragione di esistere dal momento che nel corpo ogni giorno muoiono e rinascono milioni di cellule. In effetti putrescina e cadaverina sono anche considerate fattori stimolanti la crescita cellulare ma la loro presenza eccessiva determina anche la crescita delle cellule tumorali. Non abbiamo perciò alcuna necessità di aumentare la quota di questi alcaloidi introducendoli con la carne perché ci bastano quelli che si producono nel nostro corpo a causa del naturale catabolismo. Probabilmente anche per questi aspetti la carne è responsabile del'80% dei tumori al colon, del 70% di quelli alla prostata e del 50% di quelli alla mammella.


Il catabolismo

Altri fattori tossici della carne sono dovuti alla presenza di leucomaine, un gruppo di ammine tossiche prodotte dal metabolismo animale. Sono cataboliti (scarti metabolici) che si producono nella carne e non c'entrano con la putrefazione. Parliamo di purine, acido urico, acido ippurico, ammoniaca. La loro tossicità è riconosciuta e può causare gotta, intossicazione, acidificazione dei tessuti e indebolimento del sistema immunitario. Lo smaltimento e la neutralizzazione di questi cataboliti richiede un superlavoro di fegato e reni che sono gli organi deputati alla loro neutralizzazione ed espulsione dal corpo.

Un ulteriore aspetto di tossicità delle carni è dato dalla presenza di adrenalina. E' un neurotrasmettitore prodotto dal corpo dell'animale in fare di stress. Prima dell'abbattimento l'animale ha piena coscienza di ciò che sta per accadergli, sente l'odore del sangue degli animali macellati precedentemente; il pericolo è nell'aria e il loro istinto lo fa loro presente in modo forte e chiaro. L'animale si ritrae, si ribella, vorrebbe scappare ma viene trattenuto. L'adrenalina scorre nel sangue prodotta dalle ghiandole surrenali. Un colpo alla fronte oppure un taglio netto alla gola e poi l'animale muore. Il metabolismo si blocca e l'adrenalina non potendo più essere riconvertita rimane nelle carni. Residui di adrenalina possono aggravare i sintomi di soggetti ansiosi, aggressivi, nervosi. Le memorie di paura, di stress, di fuga, di attacco e quindi l'adrenalina stessa sono come un condimento nascosto e il nostro corpo se ne accorge facendoci ammalare psichicamente e fisicamente.
Ciò si acutizza anche grazie alla cosiddetta memoria dell'acqua che fa si che tutta l'acqua contenuta nelle carni (circa il 70%) sia “vibrante” soprattutto delle ultime emozioni che l'animale ha vissuto (paura, dolore, sfiancamento) che ci vengono trasferite al momento del suo consumo.

La carica batterica

Nella carne cruda si ha un notevole sviluppo della carica batterica per neutralizzare la quale sarebbe necessario un ambiente gastrico molto acido, una digestione rapida e un intestino corto per eliminare rapidamente le scorie. L'essere umano predilige mangiar carne cotta dove la carica batterica è notevolmente ridotta ma per il fatto che nel suo stomaco si raggiunge un'acidità molto inferiore a quella degli stomaci dei carnivori o onnivori per via della maggiore lunghezza (dodici metri!) la digestione risulta estremamente più lunga; ciò non consente un transito veloce degli scarti che fanno si che la carica batterica si moltiplichi a dismisura dando luogo a gonfiori, fermentazioni e fenomeni putrefattivi che impegnano oltremodo il sistema immunitario, “distraendolo” da altri compiti.

Il colesterolo

Le carni come tutti gli altri alimenti di origine animale contengono colesterolo LDL il cui eccesso nel sangue rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardio-vascolari. A tal riguardo possono leggersi i numerosi studi svolti negli ultimi decenni che non lasciano alcun dubbio.
Ne sanno qualcosa gli australiani che nel periodo subito successivo alla guerra sono stati costretti a ridurre drasticamente il consumo di carne con conseguente brusca flessione statistica dei casi di morte per infarto e ictus; i livelli si rialzarono, ristabilendosi come in precedenza in seguito alla fine della guerra e alla ripresa del vecchio regime alimentare.
Ma è solo uno dei tanti esempi.

Le sostanze tossiche

Senza soffermarci troppo sul benzopirene che è quella sostanza tossica che si forma con la cottura prolungata o ad alte temperature di cui non è certamente solo la carne a contenerne (anche se la grigliata è uno dei principali ricettacoli di essa), certamente sono soltanto i grassi animali contenuti in carne e pesce oltre che nei loro sottoprodotti ad accumulare significative e pericolose quantità di PCB (policlorobifenili) e diossine.

I PCB sono composti chimici ora vietati ma largamente utilizzati in passato per la produzione di pesticidi e altri prodotti industriali. Le diossine sono inquinanti ambientali che si formano durante i trattamenti termici dei processi di lavorazione industriale o per trattamento termico dei rifiuti.
Entrambe queste sostanze entrano nel corpo principalmente attraverso il cibo contaminato, sono liposolubili dunque sono i grassi degli animali i luoghi dove si accumulano maggiormente e attraverso l'ambiente circostante inquinato e attraverso l'utilizzo di sottoprodotti di attività industriale destinata alla zootecnia.
Sia negli animali che nell'essere umano queste sostanze vengono immagazzinate e trattenute dal tessuto adiposo e in caso di maggiore contaminazione possono dare luogo a disturbi della cute (cloracne), del sistema immunitario, del sistema riproduttivo, di diabete e d'apprendimento, oltre a predisporre fortemente le cellule alla trasformazione neoplastica (azione cancerogena).

Altro problema delle carni è che contengono grassi animali che vanno incontro a processi di ossidazione. Il prof. Robert Shamberger, della Harvard Medical School, chirurgo e oncologo di fama presso l'ospedale di Boston (USA), ha scoperto che le carni, in particolare quelle di manzo e vitello seguite da quelle di pollo, suino e di pesce contengono aldeide malonica, sicuramente cancerogena per stomaco e intestino, tanto più se la carne viene conservata o tenuta in un ambiente caldo o comunque non ben refrigerato. Si spiegherebbe pertanto il frequente cancro intestinale di abituali mangiatori di carne. Una corretta refrigerazione riduce il fenomeno solo di poco. Basta cucinarla perché la carne moltiplichi il tasso di aldeide malonica. La lombata per arrosto, ad esempio, contiene circa 9,4 mg di aldeide malonica (cancerogena) ogni grammo di carne; una volta arrostita ne arriva a contenere quasi 27 mg per grammo di carne.
Una normale fettina da 100g cotta contiene all'incirca 3g (!) di aldeide malonica.

Meccanismi energetici sottili e svantaggi del mangiar carne.

Effetto di risonanza

Nel nostro organismo ogni giorno nascono e muoiono milioni di cellule. Il programma di vita funziona per il bilanciamento fra due attività opposte e complementari, ciò che potremmo definire come l'azione congiunta delle forze di costruzione e delle forze di distruzione che si controllano a vicenda.
Fino a circa i 21 anni sono le forze di costruzione a prevalere, dopodiché l'equilibrio comincia ad invertirsi. Nutrirci con alimenti contenenti cellule già morte o sostanze che vanno in quella direziona accelera il processo di distruzione.
Esiste inoltre un meccanismo squisitamente energetico che può influenzare il livello di comando delle forze di distruzione, che è quello noto con il nome di effetto di risonanza. Esso si attiva quando si incontrano due energie che contengono vibrazioni simili.
La similitudine esiste tra noi e gli animali perché siamo fatti sia loro che noi esseri umani della stessa sostanza organica (che è dotata della stessa organizzazione strutturale).

Trasmissione si memorie dalla carne dell'animale all'essere umano.

Un altro meccanismo energetico che va a potenziare l'effetto di risonanza è quello della memoria di morte copiata dalle cellule dell'animale a quelle umane.
Ciò avviene sia attraverso gli stimoli che l'acqua contenuta della carne riceve e trattiene (memoria dell'acqua) sia attraverso l'immissione di sostanze biochimiche secrete dagli ormoni dello stress (adrenalina) sia attraverso la trasmissione energetica emotiva (probabilmente anch'essa legata a sostanze biochimiche ancora sconosciute).

La scoperta dei neuroni a specchio.

I meccanismi di copia e risonanza sono tanto più supportati anche dalle nuove teorie e studi sui neuroni.
Si è infatti arrivati a constatare che quando un soggetto ne osserva un altro mentre compie una certa azione si attivano anche dentro di lui le stesse aree cerebrali motorie, come se l'osservatore stesse facendo quella stessa azione. Ciò ha indotto gli scienziati a definire la capacità dei neuroni di apprendere facendo una copia di ciò che hanno esperito attraverso l'osservazione che può essere molto spesso anche inconsapevole.
Tutta la materia sia organica che inorganica è ormai indubbio che si muova energeticamente in questo modo, ossia che viva facendo e trattenendo in qualche misura memoria di ciò che la circonda.

Carne, aggressività e memorie di cannibalismo.

Tutti noi abbiamo, negli anfratti più reconditi della nostra mente, anche antiche memorie di cannibalismo. L'essere umano, dall'Australopiteco in poi ha, per circa un milione di anni, praticato il cannibalismo cerebrale.
A un certo punto abbiamo cominciato a mangiare il cervello (e poi altre parti del corpo) dei dei nostri simili, o nemici o parenti e amici della stessa tribù di appartenenza.
La massiccia presenza di ormoni della crescita presenti nelle ghiandole del cervello delle vittime avrebbe consentito verosimilmente un progressivo incremento della massa cerebrale fino all'attuale 400% a fronte di un misero 5% in più totalizzato fino ad oggi dall'evoluzione naturale dei nostri progenitori : le scimmie antropomorfe (orango, gorilla, scimpanzé, bonobo e gibbone) non antropofaghe.
Il cannibalismo cerebrale praticato così a lungo avrebbe determinato la perdita del pelo, la modifica dei tratti somatici e soprattutto l'aumento dell'intelligenza.
La teoria è suffragata dai numerosissimi ritrovamenti di teschi che presentano uno strano foro presumibilmente praticato per succhiare il cervello.
Singolare (ma non assurda) la teoria per la quale il frutto proibito dell'Eden altro non sarebbe che il cervello dei nostri simili. Nelle culture tribali dove ancora oggi si pratica il cannibalismo il cervello è chiamato “il frutto”.
Probabilmente l'evidente aggressività umana (o almeno di chi mangia solitamente carne) è dovuta anche all'attivazione di memorie cannibali o carnivore associate a periodi di guerra e predazioni in cui di ammazzava e depredava per avidità, ignoranza e per una sorta di devianza dell'intelligenza, tutte cose, del resto ancora attualissime.



Parliamo anche di pesce.


Il pesce è carne di mare, fiume o lago; esso presenta delle caratteristiche sostanziali che lo differenziano dalla carne soprattutto per quanto riguarda la quantità e qualità dei grassi. Mentre la carne contiene grassi prevalentemente saturi, i pesci hanno grassi hanno grassi prevalentemente polinsaturi e fra questi i famosi grassi essenziali omega-3 sia in forma indifferenziata ALA che in forma differenziata EPA e DHA. Ma il vantaggio indubbio di questi grassi su quelli della carne viene meno dal momento che anche il pesce solitamente viene cotto con tutte le conseguenze “saturanti” e ossidanti sui grassi insaturi. Altro vantaggio del pesce sulla carne è che contiene meno tessuto connettivo e quindi risulta molto più digeribile, fatta eccezione per i molluschi con e senza guscio. A differenza della carne il pesce è però maggiormente putrescibile, nel senso che ci mette meno tempo a frollare e ad andare in putrefazione dopo il rigor mortis. Da qui la necessità assoluta di mangiare eventualmente solo pesce fresco e questo nella maggior parte dei casi è il problema più grande (salvo aggiungere additivi di ogni sorta a tal scopo).
Per quanto riguarda quindi gli aspetti relativi a frollatura, ptomaine, leucomaine, adrenalina, carica batterica, colesterolo, i problemi del pesce rimangono analoghi a quelli visti sopra per la carne. Si aggiungano rischi di tifo, paratifo, salmonella, colera, epatite A e parassiti intestinali sia per pesci che per i “frutti di mare”.
Se le acque fossero pulite il pesce almeno non presenterebbe inquinanti ambientali (che nel caso della carne possono essere evitati con tecniche di allevamento “biologiche”) ma così ovviamente non è. I livelli di arsenico, mercurio, cadmio, piombo e altri metalli pesanti altamente tossici contenuti nel pesce sono di gran lunga superiori a quelli che possono accumularsi nelle carni degli animali terrestri. I livelli di PCB e diossine presenti nel pesce sono analoghi a quelli della carne. Si potrebbe pensare però che il pesce non contenga inquinanti delle cure veterinarie, antibiotici, ormoni, tuttavia il 40% del pesce venduto in Italia proviene da allevamenti e contiene grandi quantità di prodotti chimici di questo tipo necessari a far aumentare di peso e non far ammalare gli animali. Il 70% del pesce commercializzato in Italia è di importazione. La vita nei nostri mari sta morendo sia per eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, sia per l'inquinamento.
Anche nel pesce ci sono memorie di paura, angoscia e dolore (nonostante quest'ultimo concetto sia tutt'ora molto dibattuto). La fine dei pesci è in realtà molto peggiore di quella della maggior parte degli animali terrestri (ma non di tutti) in quanto la loro morte è lenta per asfissia, per lacerazione delle carni con arpione o con amo da pesca.

Molto interessante la constatazione da parte degli addetti al campo del movimento e della rieducazione posturale, dell'allungamento muscolo-tendineo e della mobilità articolare, che molte persone che mangiano molta carne e pesce hanno mediamente una muscolatura più rigida, di conseguenza sono maggiormente soggette a problemi di schiena e di dolori articolari oltre che di respirazione e diaframma.

[ "Per ulteriori approfondimenti: Michele Riefoli, "Mangiar Sano e Naturale con Alimenti Vegetali Integrali - Manuale di consapevolezza Alimentare per tutti", Macro 2011, pagg. 560 € 22.00 ]