Sunday, December 19, 2010

DISUGUAGLIANZE

Avete mai sentito un personaggio politico affermare che la disonestà vada premiata? (Affermare a voce, intendo, rilasciare una dichiarazione formale oppure redigerla di proprio pugno).

La risposta è ovviamente no, anche se poi ognuno, al riparo da occhi e orecchie indiscrete si senta quasi in diritto di agire nello stesso modo così tanto vituperato a parole.

Allo stesso modo alcun/a cittadino/a affermerebbe mai di voler essere governata/o da chi invece di farlo sfrutti la posizione concessale/gli attraverso un processo democratico (chiamato erroneamente elezioni popolari) per il proprio tornaconto; quest'ultimo, infatti, almeno nella società dei consumi, è già insito nell'acquisizione di (molto) potere e di (molto) denaro, tanto da creare quel gap sociale davvero inconciliabile con il bene comune.

Dunque su qualcosa siamo tutte e tutti d'accordo, almeno in apparenza : nessuno vuole disonestà, criminalità, clientelismo, interesse personale nelle posizione di governo, qualunque esse siano (comunali, provinciali, regionali, nazionali).

Il sistema che finora ha, al contrario, prodotto esattamente tutto ciò andrebbe dunque cestinato letteralmente; ed inutile è modificarlo, "ammorbidirlo", pensare di adeguarlo.
Sono ormai più di 50 anni che in italia un sistema politico-amministrativo ha generato e continua a generare soltanto vantaggio alle lobby, ai singoli, alle criminalità organizzate che SEMPRE sono riuscite ad avere il proprio referente politico, a differenza delle/gli oneste/i cittadine/i.

E sono circa duecento anni che nel mondo le multinazionali fanno il buono e il cattivo tempo in virtù delle facoltà a loro concesse (o meglio delle leggi fatte per quanti avessero già potere e denaro e desiderassero ampliarli sempre di più).
Si sente molto parlare di re o de-regolamentazione del mercato libero : ecco un esempio di adeguatio, di rallentamento del progresso delle civiltà e dell'individuo, che serve solo a coloro che, essendosi creati imperi legittimi non potrebbero mai tollerare che qualcuno un bel giorno decida che si sia commesso un errore e che sia tutto da rovesciare.

E siccome sono questi individui ad avere denaro e potere in eccesso (che il mercato cosiddetto libero ha permesso loro di ottenere) sono loro che riescono a servirsi ANCHE delle stesse leggi che dovrebbero tutelare tutti indistintamente per sopravvivere : ecco dunque un altro esempio del fallimento di questo tipo di sistema, la disparità di fronte alla legge (che prevederebbe uguaglianza assoluta) inevitabilmente drogata dalle risorse individuali possedute.

Qualche tempo fa su FB qualcuno ha postato questa domanda : secondo te qual'è la soluzione?

Il contesto, ovviamente, è quello politico-sociale-economico, quello di un miglioramento OGGETTIVO dell'essere umano e della società umana tutta. Almeno questo è quello che dovrebbe essere. Poi invece finisce che ognuno ne ha uno tutto suo di contesto ergo di interpretazione per cui possiamo ritrovarci a leggere davvero le opinioni più disparate e "socialconfuse".

E così quante/i, interpretando correttamente il paradigma ermeneutico, sono riuscite/i a raggiungere una prospettiva d'incontro (o di scontro reale), hanno prodotto una serie di informazioni che fa emergere una società moderna capitalista che si potrebbe provare a "stratificare" in almeno 4 grandi insiemi.

Il primo (in ordine di importanza) strato-insieme (che è anche quello più sparuto) è quello di chi prende quotidianamente atto che le cose non vadano ed allo stesso tempo è impossibilitata/o ad agire da sola/o nella direzione opposta; ha dunque bisogno delle/degli altre/i o almeno sente questa necessità a causa dell'enormità dello sforzo che la sola presa di coscienza impone.
Molti tra quelli che la pensano così sono arrivati alla conclusione che le/i cittadine/i tutte e tutti, (finalmente!) anche quelle/i che la politica finora era solo le elezioni possono essere dei bravi delegati del popolo, proprio perché, più vicine/i alla realtà, ai problemi concreti.
Questa considerazione si basa ANCHE sulla consapevolezza che esistono fuori ogni dubbio, una marea di persone molto più preparate politicamente, economicamente, culturalmente, rispetto alla maggior parte di chi occupa poltrone senza esserne minimamente all'altezza.
E allora, dopo che i requisiti appena delineati sono nati (quasi) da se (è bastata una unica domanda), perché non considerarli davvero come strumenti essenziali alla scelta politica?
Sarebbe sufficiente utilizzare i luoghi di discussione popolare (anche o forse a tutt'oggi soprattutto "virtuali") come vivaio politico e considerare che la società è fatta da vari gruppi di cittadini differenziati per età, status sociale, status culturale ed il gioco è fatto.
Basterebbe decretare dei requisiti proporzionalmente alle "aree" rappresentate e dei limiti sulla base del principio prima di tutto dell'onestà (o giustizia), poi del merito, quindi del ricambio immediato (che avvantaggia i primi due).

Ricapitolando, al primo gruppo appartiene chi crede fermamente di dover necessariamente mandare a cacare tutta la classe politica di oggi (ossia di quasi sempre) e doversi affidare alle/agli oneste/i cittadine/i che hanno voglia di risolvere i problemi che riguardano tutte e tutti e che non solo se ne fregano del guadagno facile e spropositato ma arrivano anche ad indignarsi profondamente di fronte ad una qualsiasi proposta che vada nella direzione opposta  al bene comune : chi persegue un obiettivo credendoci è disposto a rinunciare anche alla propria vita.

Altro ultimo fondamentale presupposto , dunque, è uno stipendio leggermente superiore alla media dei compensi reali delle donne e degli uomini che quotidianamente abitano e vivono la società da quelle/i gestita , in proporzione reale alla responsabilità che tuttavia dovrebbe essere compensata dall'alto valore e prestigio che un lavoro del genere automaticamente rappresenta.
Il nuovo mondo verrebbe da se, secondo loro.

Il secondo strato è quello di quanti, invece, credono, per propria cultura, per condizionamento mediatico-elitario, per una mentalità romantico-progressista, che le cose vadano come DEVONO andare, che dunque è addirittura INUTILE opporsi più di tanto o che comunque si potrebbe PROVARE ad AGEVOLARE il (giusto) cambiamento (necessario) facendo piccolissimi passi, lasciando pressoché intatta la struttura “portante”.
La maggior parte di costoro vivono abbastanza soddisfatti, considerando le insoddisfazioni e le ingiustizie o come qualche cosa da nascondere o da vivere in prospettiva di un futuro migliore.

Altro strato è quello di quante/i affermano energicamente che l'essere umano trovi la propria NATURALE massima soddisfazione del regime capitalistico che assicura a tutte e tutti la massima libertà e la massima forma di espressione individuale e che modificare la rotta significherebbe abbracciare necessariamente ideologie marxiste-socialiste, responsabili dell'annientamento delle individualità. (elemento questo caratterizzante in piccola parte anche il secondo gruppo).
Qui troviamo quanti non credono nemmeno nel progresso, per cui sono loro i veri idolatri del capitalismo, che per convinzione "ideologica" lascerebbero le cose esattamente come sono.

Altro ed ultimo strato è quello, invece, (quantitativamente sparuto anch'esso come il primo) di chi ha tratto e trae e non ha alcuna difficoltà o riserva a continuare a trarre vantaggio da questo tipo di società bastata esclusivamente e sempre più sul consumo indiscriminato, sulla legge del più forte, sull'accettazione dell'annientamento NATURALE del più debole (in qualsiasi ambito) per cui vivrà ed agirà sempre non solo sforzandosi di preservare ciò che già esiste, ma di dare ad esso una forma sempre più complessa e strutturata, tanto da rafforzare quei meccanismi che attraverso la non chiarezza e trasparenza generano ingiustizia sociale ed infelicità, troppo spesso ANCORA sottovalutate.

C'è in realtà un quinto insieme-strato che è quello costituito dalle persone del FARE, da quante/i, mosse/i più o meno dagli stessi ideali e dalle stesse consapevolezze che caratterizzano il primo gruppo hanno tuttavia maturato ANCHE la convinzione che per poter cambiare sia necessario VIVERE il cambiamento, agendo sempre e comunque, e dando l'esempio in maniera più o meno palese, convinte/i che la politica come è fatta sia solo demagogia ed artifici che non portano a nulla : solo loro il progresso che corre inesorabilmente, sempre e comunque, unico reale contrappeso alle coscienze individualiste e agli interessi multinazionali ed è solo grazie a loro che possiamo affermare di vivere senza alcun dubbio in un mondo almeno un po' libero.