La tendenza più diffusa dell'essere umano (principalmente maschio e occidentale) é quella di lasciarsi andare (dunque di assecondare) a ciò che la società dei consumi (ossia quell'insieme di altri pochi esseri umani organizzati per riuscire a trarre il maggior numero di profitti possibili nel più breve tempo possibile fottendosene di tutto e di tutte/i) gli propina quotidianamente : consumare, sempre, di più.
Così facendo egli non si serve dell'unico mezzo che lo contraddistingue da tutti gli altri esseri viventi "senzienti" : la critica, dunque la possibilità di ribellarsi a qualsiasi più o meno subliminale comandamento per cominciare ad adottare un comportamento più in linea con le proprie idee, con la propria etica (ovviamente laddove e quando questi aspetti facciano minimamente parte del bagaglio individuale).
Così facendo egli non si serve dell'unico mezzo che lo contraddistingue da tutti gli altri esseri viventi "senzienti" : la critica, dunque la possibilità di ribellarsi a qualsiasi più o meno subliminale comandamento per cominciare ad adottare un comportamento più in linea con le proprie idee, con la propria etica (ovviamente laddove e quando questi aspetti facciano minimamente parte del bagaglio individuale).
Il comandamento al consumo ci rende schiavi della soddisfazione dei nostri desideri apparenti, ci omologa a standard che si trovano molto in alto nella gerarchia dei livelli di conoscenza; lo stadio più superficiale, quello all'interno del quale non é contemplato (e contemplabile) una differente visione, la possibilità, seppur minima, di un cambiamento (anche minimo) di rotta dalla direzione intrapresa inconsapevolmente.
Scendendo di livello, andando sempre più a fondo, si scopre che l'individuo mette in atto tutta una serie di meccanismi di difesa del soddisfacimento di quei desideri apparenti, in maniera più o meno vigorosa , a seconda del livello, della "portata" del suddetto in questione e di quel bagaglio di partenza già citato.
Si é già parlato in questo blog di NATURA, non è stato mai affrontato, tuttavia, mai l'argomento "sensi" (seppure ci siamo occupati del gusto); i sensi sono fallaci, sempre, poiché sono le interfacce tra "il più dentro di noi e ..tutto il resto, ciò che ci permette di dire che noi siamo ciò che ci circonda e/o viceversa, ciò che permette la teorizzazione di immagini e visioni olistiche della realtà tutta (dunque anche umana); i sensi sono qualcosa di molto "forte", molto "terreno", poiché non veicolati dalla nostra razionalità, non filtrati dalla nostra mente.
E' dunque molto difficile riuscire a capire realmente ciò di cui abbiamo bisogno basandoci unicamente su di essi; noi esseri umani, soprattutto a tutt'oggi, abbiamo la necessità vitale (e entro brevissimo termine!) di riuscire a capire cosa dobbiamo lasciare, a cosa dobbiamo rinunciare (pur continuando ad essere felici), e soprattutto perché.
Se non abbiamo un ritorno che compensi la rinuncia ci teniamo tutto; per noi essere é avere (alla faccia di Fromm e delle filosofie orientali!) e questo é innegabilmente sempre più vero!
L'avere é il possedere cose, oggetti, cibi, che ci permettono di esperire gusti, odori, consistenze, colorazioni, forme, tutte senza raziocinio, dettate solo e soltanto dall'apparente appagamento sensoriale; tutto il contorno é assolutamente bypassabile, anzi, il solo pensarci, a volte, rende le nostre scelte meno "naturali" e noi più lontani dalle nostre beneamate origini.
E allora, sfidiamo noi stessi, le nostre origini, le nostre pulsioni più semplici e grette, liberiamoci dal guscio che ci accompagna da quando siamo giunti, pensiamo che é possibile e auspicabile andare esattamente nella direzione opposta, anche senza traumi, senza menomazioni nette che non sono necessarie.
Proviamo a tendere a qualche cosa che non sia semplicemente possibile, non pensiamo che credere a ciò che ci sembra impossibile sia una perdita di tempo poiché infruttoso e/o controproducente, é esattamente il contrario.
È ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo.
[Michail Alexandrovic Bakunin]
Scendendo di livello, andando sempre più a fondo, si scopre che l'individuo mette in atto tutta una serie di meccanismi di difesa del soddisfacimento di quei desideri apparenti, in maniera più o meno vigorosa , a seconda del livello, della "portata" del suddetto in questione e di quel bagaglio di partenza già citato.
Si é già parlato in questo blog di NATURA, non è stato mai affrontato, tuttavia, mai l'argomento "sensi" (seppure ci siamo occupati del gusto); i sensi sono fallaci, sempre, poiché sono le interfacce tra "il più dentro di noi e ..tutto il resto, ciò che ci permette di dire che noi siamo ciò che ci circonda e/o viceversa, ciò che permette la teorizzazione di immagini e visioni olistiche della realtà tutta (dunque anche umana); i sensi sono qualcosa di molto "forte", molto "terreno", poiché non veicolati dalla nostra razionalità, non filtrati dalla nostra mente.
E' dunque molto difficile riuscire a capire realmente ciò di cui abbiamo bisogno basandoci unicamente su di essi; noi esseri umani, soprattutto a tutt'oggi, abbiamo la necessità vitale (e entro brevissimo termine!) di riuscire a capire cosa dobbiamo lasciare, a cosa dobbiamo rinunciare (pur continuando ad essere felici), e soprattutto perché.
Se non abbiamo un ritorno che compensi la rinuncia ci teniamo tutto; per noi essere é avere (alla faccia di Fromm e delle filosofie orientali!) e questo é innegabilmente sempre più vero!
L'avere é il possedere cose, oggetti, cibi, che ci permettono di esperire gusti, odori, consistenze, colorazioni, forme, tutte senza raziocinio, dettate solo e soltanto dall'apparente appagamento sensoriale; tutto il contorno é assolutamente bypassabile, anzi, il solo pensarci, a volte, rende le nostre scelte meno "naturali" e noi più lontani dalle nostre beneamate origini.
E allora, sfidiamo noi stessi, le nostre origini, le nostre pulsioni più semplici e grette, liberiamoci dal guscio che ci accompagna da quando siamo giunti, pensiamo che é possibile e auspicabile andare esattamente nella direzione opposta, anche senza traumi, senza menomazioni nette che non sono necessarie.
Proviamo a tendere a qualche cosa che non sia semplicemente possibile, non pensiamo che credere a ciò che ci sembra impossibile sia una perdita di tempo poiché infruttoso e/o controproducente, é esattamente il contrario.
È ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo.
[Michail Alexandrovic Bakunin]
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