" Aiuteremo a modificare le leggi che governavano i cosiddetti paesi civili di oggi: leggi che hanno coperto la Terra di polizia segreta, campi di concentramento, oppressione, schiavitù, guerra, morte "
(Allen Ginsberg)
Liberiamo e liberiamoci dalle false regole, dalle stupide prese di posizione, dai luoghi comuni, dalle sicurezze sempre ed a qualsiasi costo, dalle fedi cieche.
Liberiamo e liberiamoci da TUTTO il nostro background, senza però rinnegarlo, non avrebbe senso.
Liberiamo e liberiamoci da ciò che ci spinge a perseguire obiettivi che crediamo importanti senza ri-considerarli alla luce del tutto.
Liberiamo e liberiamoci dai moralisti e da tutte le persone che hanno pretese di insegnamento, loro che vivono in un mondo assolutamente artefatto, in una vera e propria non-realtà.
Liberiamo e liberiamoci delle idee di coloro che vestono i panni di quelli comprensivi, moderati, che "hanno vissuto" e "hanno fatto esperienze diverse" tanto da definirsi persone "di intelligenza e buon senso".
Liberiamo tutti gli esseri viventi (di qualsiasi specie essi siano) che non possono farlo da sè!
Ginsberg & Co. sin dagli inizi degli anni 50 hanno aperto le danze a quello che sarebbe stato uno dei giri di valzer non sempre piacevoli e del tutto liberatori per coloro che lo hanno ballato fino in fondo.
Per quanto quell'eco fosse così forte allora, come direbbero alcuni sociologi, per il periodo storico così "particolare" (la seconda guerra mondiale da poco terminata, gli orrori che sembravano non arrestarsi ma crescere di mese in mese), oggi lo spirito é rimasto tale e quale dentro coloro che riescono a non fermarsi alla realtà osservabile immediatamente.
" Beat è il viaggio dantesco, il beat è Cristo, il beat è Ivan, il beat è qualunque uomo, qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato "
(Gregory Corso)
Per quanto quelli della beatitudine (o del battito, o del ritmo) fossero (forse) DAVVERO convinti che l'unica strada perseguibile per la liberazione e la salvezza fosse quella della rottura completa da ogni regola e/o convenzione erano in un momento troppo caldo, rovente, per poter fermarsi e riflettere più a lungo (fortunatamente!)
Del resto per moltissimi non esistevano alternative : o continuare a subire o vomitare ovunque ed addosso a chiunque la propria rabbia. Nonostante tutto ciò la beatpeople non é stata ne violenta ne intollerante ne nient'altro, al contrario dei loro successori.
Basta spostarsi dal Nord America all'Italia per rendersene conto.
Tuttavia anche in un contesto di "pura azione" come quello dei settanta in Italia riuscivano a crescere i frutti di quella controcultura da cui fortunatamente oggi possiamo ancora attingere per non far sembrare tutto il passato come qualcosa da rimpiangere o di cui aver rimorso.
A ottobre (2007) uscirà la riedizione di "Contro la famiglia", uno dei caposaldi della letteratura "Sociale" dei settanta (1975 per l'esattezza), passato tuttavia (come era ed é normale in questi casi) quasi inosservato non considerando il grosso polverone alzato dalla classe politica e dai benpensanti (che poi era la stessa cosa) dell'epoca, terminato con la condanna e l'arresto dei responsabili della sua realizzazione.
Grazie alla dott.ssa Silvia Casilio e ad un manipolo di irriducibili sostenitori della memoria che non deve e non può finire nel primo dei dimenticatoi, questo manifesto sarà di nuovo disponibile in versione cartacea, migliorata ed arricchita di molte nuove preziose informazioni e dettagli.
Intanto, per chi non vuole o non può aspettare, a questo indirizzo si trova il link diretto al testo rivisto e corretto e pubblicato da Stampa Alternativa nel '95
http://www.stampalternativa.it/liberacultura/?p=118
Non fermiamoci alle piccole apparenti conquiste, non smettiamo di lottare, mai!
In principio era l'azione.
"..debole é la forza del'uomo ma con le risorse della sua mente le temibili creature del mare e quante vivono sulla terra e nel cielo egli doma." [ Euripide ]
Saturday, September 15, 2007
Saturday, July 28, 2007
GUSTO!
Quando l'essere umano ha scoperto i recettori non aveva ancora moltissime categorie per poterli definire adeguatamente o per poter adeguatamente definire tutte le funzioni correlatevi (e oggi é SOLO un pò diverso!).
Del resto niente di nuovo : ciò é un dato comune davvero a molte altre "scoperte umane" (probabilmente a tutte!).
Possiamo dire, senza remora alcuna, che quando gli esseri umani cercano trovano soltanto una punta degli iceberg che auspicano (forse) di trovare.
E' sempre stato così e sempre lo sarà.
Dicevamo i recettori : un recettore, in ambito biologico microscopico (non considereremo in questo contesto gli "altri" recettori, quelli in ambito farmacologico), è una molecola che ha la funzione di ricevere un messaggio, e trasmetterlo a un'altra compagine biologica.
Nel suo significato più generale, un recettore è una struttura che si modifica quando viene eccitata da uno stimolo ambientale, determinando la produzione di un segnale che viene da essi(recettori stessi) trasdotto da una forma ad un'altra.
Un recettore sensoriale è un'intera cellula (spesso un neurone), specializzata nel rispondere con un segnale elettrico a particolari stimoli dell'ambiente in cui si trova; vale a dire, essa traduce gli stimoli sensoriali nel linguaggio del sistema nervoso. I recettori sensoriali sono raggruppati in organi sensoriali, come l'occhio, l'orecchio o la lingua; la loro attività elettrica dà luogo a percezioni SOGGETTIVE di luce, suono e gusto : gli esseri umani descrivono questi tipi di percezioni come i propri "sensi".
La stimolazione di un recettore sensoriale genera un potenziale di ricezione, un segnale elettrico la cui ampiezza è proporzionale all'intensità dello stimolo (in questo il potenziale di ricezione differisce dal potenziale d'azione).
I potenziali di ricezione possono dare luogo a potenziali d'azione negli stessi neuroni recettori, in alternativa, come nel caso delle cellule di recettori sensibili ai sapori, i potenziali di ricezione provocano la liberazione di un neurotrasmettitore (ossia una sostanza chimica) su un neurone postsinaptico che, a sua volta, produce potenziali d'azione che raggiungono il cervello.
Quindi tutto questo processo, sintetizzando, termina al/col cervello che (nelle sedi dedicate) "si appropria" delle informazioni arrivate, rielaborandole al contempo.
Gusto e olfatto si avvalgono di recettori(sensoriali) per la percezione degli stimoli esterni.
Il gusto e l'olfatto sono quelli che da sempre (o comunque da molto tempo) vengono definiti sensi, come la vista l'udito, il tatto. (Qualcuno parla anche di intuito.)
Siamo riusciti, nella nostra spasmodica ricerca, anche a differenziare, a loro volta, i singoli sensi.
I gusti sono diventati 5 : il dolce, il salato, l'amaro, l'aspro (o acido) e l'Umami (giapponese: 旨み、旨味、うまみ).
Per cui, oggi, se volessimo descrivere a un nostro simile un sapore ci serviremmo quasi sicuramente di queste categorie...accompagnando alla descrizione probabilmente un giudizio (per noi oggettivo!) di valore : "é buono", "é così così", oppure "non sa di niente".
Vorrei soffermarmi soprattutto su quest'ultima affermazione : é uno dei tanti modi di dire tipicamente umani che davvero poco agevolano la comprensione nostra e del nostro interlocutore.
Ci basta, infatti, non avere una delle "familiari" informazioni su ciò a cui siamo abituati, non riconoscere nessuno dei PRINCIPALI (ossia quelli che più degli altri vengono stimolati) gusti tanto cari al nostro cervello che immediatamente releghiamo il gusto in questione al.. NULLA.
Sulla base di ciò motiviamo le nostre preferenze gastronomiche e scegliamo cosa mangiare e cosa no, quando, ovviamente, a monte non vi sia nessun tipo di scelta etico-morale.
Una sola precisazione : non sempre ciò che scegliamo di mangiare ci piacerebbe (e lo sceglieremmo) se vi ci imbattessimo quando é nel proprio "stato originario"!
E' sempre stato così e sempre lo sarà.
Dicevamo i recettori : un recettore, in ambito biologico microscopico (non considereremo in questo contesto gli "altri" recettori, quelli in ambito farmacologico), è una molecola che ha la funzione di ricevere un messaggio, e trasmetterlo a un'altra compagine biologica.
Nel suo significato più generale, un recettore è una struttura che si modifica quando viene eccitata da uno stimolo ambientale, determinando la produzione di un segnale che viene da essi(recettori stessi) trasdotto da una forma ad un'altra.
Un recettore sensoriale è un'intera cellula (spesso un neurone), specializzata nel rispondere con un segnale elettrico a particolari stimoli dell'ambiente in cui si trova; vale a dire, essa traduce gli stimoli sensoriali nel linguaggio del sistema nervoso. I recettori sensoriali sono raggruppati in organi sensoriali, come l'occhio, l'orecchio o la lingua; la loro attività elettrica dà luogo a percezioni SOGGETTIVE di luce, suono e gusto : gli esseri umani descrivono questi tipi di percezioni come i propri "sensi".
La stimolazione di un recettore sensoriale genera un potenziale di ricezione, un segnale elettrico la cui ampiezza è proporzionale all'intensità dello stimolo (in questo il potenziale di ricezione differisce dal potenziale d'azione).
I potenziali di ricezione possono dare luogo a potenziali d'azione negli stessi neuroni recettori, in alternativa, come nel caso delle cellule di recettori sensibili ai sapori, i potenziali di ricezione provocano la liberazione di un neurotrasmettitore (ossia una sostanza chimica) su un neurone postsinaptico che, a sua volta, produce potenziali d'azione che raggiungono il cervello.
Quindi tutto questo processo, sintetizzando, termina al/col cervello che (nelle sedi dedicate) "si appropria" delle informazioni arrivate, rielaborandole al contempo.
Gusto e olfatto si avvalgono di recettori(sensoriali) per la percezione degli stimoli esterni.
Il gusto e l'olfatto sono quelli che da sempre (o comunque da molto tempo) vengono definiti sensi, come la vista l'udito, il tatto. (Qualcuno parla anche di intuito.)
Siamo riusciti, nella nostra spasmodica ricerca, anche a differenziare, a loro volta, i singoli sensi.
I gusti sono diventati 5 : il dolce, il salato, l'amaro, l'aspro (o acido) e l'Umami (giapponese: 旨み、旨味、うまみ).
Per cui, oggi, se volessimo descrivere a un nostro simile un sapore ci serviremmo quasi sicuramente di queste categorie...accompagnando alla descrizione probabilmente un giudizio (per noi oggettivo!) di valore : "é buono", "é così così", oppure "non sa di niente".
Vorrei soffermarmi soprattutto su quest'ultima affermazione : é uno dei tanti modi di dire tipicamente umani che davvero poco agevolano la comprensione nostra e del nostro interlocutore.
Ci basta, infatti, non avere una delle "familiari" informazioni su ciò a cui siamo abituati, non riconoscere nessuno dei PRINCIPALI (ossia quelli che più degli altri vengono stimolati) gusti tanto cari al nostro cervello che immediatamente releghiamo il gusto in questione al.. NULLA.
Sulla base di ciò motiviamo le nostre preferenze gastronomiche e scegliamo cosa mangiare e cosa no, quando, ovviamente, a monte non vi sia nessun tipo di scelta etico-morale.
Una sola precisazione : non sempre ciò che scegliamo di mangiare ci piacerebbe (e lo sceglieremmo) se vi ci imbattessimo quando é nel proprio "stato originario"!
Aiutiamo la nostra mente!
Monday, May 28, 2007
Ebbasta co 'ste tradizioni popolari !!!
Qua (in Italia, intendo, ma non solo!) sembra, oggi più che mai, che abbiano tutti voglia di preservare, mantenere intatte le tradizioni di un tempo ( e di oggi!), diffondendo notizie su come é bello il proprio paese, la propria terra, la propria regione grazie anche alle tradizioni che da anni (a volte centinaia!!) si continuano a tramandare; amano tutti la ricchezza, il lusso, le comodità ma quando si tratta di "rivedere" il folklore, magari anche di abolire certe usanze che davvero poco a tutt'oggi hanno di che continuare ad essere (ammeso che ne abbiamo mai realmente avuto!) ecco che sfoderano spade, lance e coltelli (metaforicamente, in questo caso!) affinché non si tocchi la festa di paese o l'usanza regionale o nazionale. Le cerimonie religiose, le processioni, le "uscite" di carri, navi, e quant'altro con questo o quel'emule di santo (o santa) sembrano essere l'ultimo baluardo di un'identità (individuale) da custodire gelosamente: ma perché?
Che in un mondo in cui sembra che tutti condividano o possano condividere tutto ci sia il bisogno (individuale) di riconoscersi in contesti più specifici?
Che il semplice essere cittadini della terra lasci poco spazio ad un'identificazione specifica necessaria per sentirsi un pò "diversi" rispetto a TUTTI gli altri?
Ma davvero l'essere umano ha (ancora) bisogno di questi espedienti per potersi sentire accettato, affermato, portatore di una cultura "particolare" nel mondo?
Quand'é così allora é bene ricordare che molti di questi riti o pseudo tali fanno uso di esseri viventi per poter essere celebrati, a volte anche di esseri umani (lo specifico per gli antropocentristi!) che rivestono un ruolo prettamente "materiale" checché si voglia credere e far credere che abbiano una vera e propria "funzione necessaria" al "buon esito" del tutto: l'immolazione é l'atto estremo in cui questa funzione si traduce.
E sarebbe anche bene ricordare (soprattutto a coloro che non amano buttar via i propri soldi senza poterlo liberamente decidere!) gli enormi sprechi di energia elettrica e fuochi pirotecnici per rendere la festa ancor più spettacolare....e "unica"!
Ad ogni modo sarebbe ora di smetterla!
Pace.
Che in un mondo in cui sembra che tutti condividano o possano condividere tutto ci sia il bisogno (individuale) di riconoscersi in contesti più specifici?
Che il semplice essere cittadini della terra lasci poco spazio ad un'identificazione specifica necessaria per sentirsi un pò "diversi" rispetto a TUTTI gli altri?
Ma davvero l'essere umano ha (ancora) bisogno di questi espedienti per potersi sentire accettato, affermato, portatore di una cultura "particolare" nel mondo?
Quand'é così allora é bene ricordare che molti di questi riti o pseudo tali fanno uso di esseri viventi per poter essere celebrati, a volte anche di esseri umani (lo specifico per gli antropocentristi!) che rivestono un ruolo prettamente "materiale" checché si voglia credere e far credere che abbiano una vera e propria "funzione necessaria" al "buon esito" del tutto: l'immolazione é l'atto estremo in cui questa funzione si traduce.
E sarebbe anche bene ricordare (soprattutto a coloro che non amano buttar via i propri soldi senza poterlo liberamente decidere!) gli enormi sprechi di energia elettrica e fuochi pirotecnici per rendere la festa ancor più spettacolare....e "unica"!
Ad ogni modo sarebbe ora di smetterla!
Pace.
Tuesday, May 01, 2007
Specismo, Razzismo, Sessismo
(quale chiave di interpretazione?)
Immaginare che ci sia un substrato comune da cui si originano e prendono forza questi tre termini non é difficile, seppur in maniera superficiale : più complicato é riuscire DAVVERO a delinearlo univocamente. Bisogna però porre molta attenzione alle facili spiegazioni che concorrono al rendere semplicistiche le differenze tra i suddetti concetti a cui si vuol far riferimento. Sarebbe troppo semplice dire che l'essere umano ha cominciato a discriminare PRIMA quella specie o PRIMA quella etnia o PRIMA quel genere e da li tutti gli altri.
Secondo Marco Maurizi "l’evento storico che è alla base dello specismo, del sessismo e del razzismo è il sorgere della contrapposizione tra spirito e natura. Questa separazione dalla natura e la nascita dell’illusione di una realtà spirituale superiore alla natura sono alla base dello specismo, del sessismo e del razzismo. Di volta in volta l’uomo considera sé come rappresentante dello spirito e proietta sull’altro l’inferiorità della natura non-spirituale (gli animali, la donna, le altre “razze”)." (1)
Tuttavia é davvero difficile dire se e come questo processo si sia attivato e in che direzione (ossia da dove a dove) sia andato. E difficile decretare se sia nato prima lo specismo, il sessimo o il razzismo. Certamente la differenza che balza subito agli occhi->e alla mente é che, mentre il sessimo e il razzismo sono relativi al rapporto essere umano/essere umano, lo specismo a quello essere numano/altro-essere-vivente.
"La domanda che ci poniamo è allora la seguente: non è più probabile che sia stata la pratica della schiavitù umana a desensibilizzare nei confronti della schiavitù animale, piuttosto che il contrario? Ciò che si ha il coraggio di fare all'altro uomo, non si ha alcuno scrupolo a perpetrarlo nei confronti dell'animale; laddove l'uomo diventa cosa, l'animale è già ridotto a una res nullius. Non ci vuole molta immaginazione a dire che l'uomo è diverso dalla renna e fondare su questo una gerarchia di valori. Molto più difficile è arrivare a concepire che tra uomo e uomo sussista una differenza altrettanto radicale. Si obietterà: ma proprio per questo sosteniamo che per arrivare a concepire la differenza razziale è necessario prima passare per la differenza di specie. Ma con eguale ragione si potrebbe dire: solo laddove l'uomo arriva a porre una differenza radicale tra esseri in tutto e per tutto simili ha gli strumenti concettuali per porre un abisso tra sé e il resto del mondo animale." (2)
Wednesday, April 18, 2007
TERMINOLOGIE
Come molte altre parole (la maggior parte!) utilizzate dagli esseri umani NATURALE é una di quelle che, alla stregua di molte altre nel passato (e nel futuro ancora ci saranno), ha avuto una fase di "tendenza" come é solita definirsi in questi casi.
La riscoperta di ciò che é NATURALE, dopo magari aver provato a vivere in maniera "sregolata", "stressata", "irregolare", é una tappa quasi obbligata per quelli della doponewage; tutto é contrapposto a NATURALE che vuol dire benessere(per l'uomo), pace, armonia, equilibrio. Ad ogni modo, al di dentro e al di fuori di una tendenza creata o non, davvero un abuso esagerato si fa del suddetto termine, fino a giustificare quasi tutto in suo nome.
Anche gli "esperti" hanno sottovalutato (e continuano a farlo) l'abuso di esso.
Si può mangiare perché é naturale.
Si può bere perché é naturale.
Si puo toccare perché é naturale.
Si può guardare perché é naturale.
E' naturale, fa bene a tutti(gli esseri umani)!
Ci sono esseri umani per i quali tutto é lecito nel momento in cui si rientra in un'ottica di "NATURALEZZA".
Alcuni dicono che , ad esempio, le pulsioni sessuali degli esseri umani sono legate alla propria NATURA, intendendo che , siccome l'uomo ha il pene e la donna la vagina essi dovrebbero provare NATURALMENTE attrazione verso il proprio (NATURALE) complementare. Ergo il discostarsi da tutto questo é una devianza che ha sicuramente delle cause più o meno spiegabili a partire dal vissuto del soggetto (ed ecco gli psicologi improvvisati che si fanno avanti per addurre le proprie teorie della domenica mattina!).
Alcuni dicono che siccome la donna porta in grembo il bambino é lei che é la preposta allo svezzamento (e non solo quello prettamente "fisiologico") , all'educazione e a quant'altro. Inoltre gli stessi asseriscono che il bambino senza la NATURALE "figura paterna" avrà certamente difficoltà a svilupparsi "correttamente" e a diventare un adulto "normale" perfettamente inserito nella società.
Alcuni dicono che siccome "solitamente" le donne sono meno "forti" degli uomini é chiaro che a loro spetterà un tipo di attività diversa da quella di cui invece si dovrebbe occupare l'uomo e questo perché l'evoluzione "naturale" é stata di questo tipo.
Ma gli esempi sono davvero innumerevoli.
><><><><><><><><><>><><><><><><><><><><><>
-----------> e passando invece a qualcosa di più pratico?-----------> a questo proposito mi sono permesso di copiare qui di seguito uno stralcio tratto dal posting di un altro blog, quello di "Spaziosacro" per la precisione... sperando che l'autore non me ne abbia .... <-------------------- 309 parole, 21 views Categorie: Alimentazione
ATTENZIONE A NON FARSI FREGARE DAL TERMINE NATURALE
Un'abile miscela di marketing e semantica può giocare brutti scherzi.Purtroppo quando i termini diventano di uso comune prendono delle accezioni lontane dal significato delle parole stesse. E' il caso di "naturale", termine troppo spesso usato a sproposito o astutamente inserito per confondere consumatori poco abili. Stesso discorso si potrebbe fare per "ecoincentivi", parola che sempre più spesso compare nelle concessionarie, o ad esempio "bio", vera e propria fonte di manipolazioni semantico-commerciali. Ma non voglio divagare, intendo concentrarmi solo su un termine specifico, in questo caso "naturale", e su una tipologia ben precisa di prodotti, ovvero i cosmetici. Secondo uno studio pubblicato da Organic Monitor il consumo di cosmetici biologici sta crescendo in modo esponenziale, soprattutto in paesi come la Germania, la Francia e l'Austria dove si arriva a un 4% di vendite rispetto al totale, contro un 2% della media degli altri paesi europei, Italia compresa. Quindi nonostante la crescita si viaggia ancora su percentuali abbastanza basse.Ma da cosa dipende esattamente questa tendenza?Probabilmente dal fatto che, a differenza dei prodotti alimentari, non esistono standard garantiti a livello nazionale e comunitario, e quindi molte case produttrici di farmaci convenzionali si possono fregiare del titolo di "naturale" solo per il fatto di aver introdotto nei loro prodotti (chimici) degli ingredienti naturali. ..........continua..
FONTE greenplanet.net
ATTENZIONE A NON FARSI FREGARE DAL TERMINE NATURALE
Un'abile miscela di marketing e semantica può giocare brutti scherzi.Purtroppo quando i termini diventano di uso comune prendono delle accezioni lontane dal significato delle parole stesse. E' il caso di "naturale", termine troppo spesso usato a sproposito o astutamente inserito per confondere consumatori poco abili. Stesso discorso si potrebbe fare per "ecoincentivi", parola che sempre più spesso compare nelle concessionarie, o ad esempio "bio", vera e propria fonte di manipolazioni semantico-commerciali. Ma non voglio divagare, intendo concentrarmi solo su un termine specifico, in questo caso "naturale", e su una tipologia ben precisa di prodotti, ovvero i cosmetici. Secondo uno studio pubblicato da Organic Monitor il consumo di cosmetici biologici sta crescendo in modo esponenziale, soprattutto in paesi come la Germania, la Francia e l'Austria dove si arriva a un 4% di vendite rispetto al totale, contro un 2% della media degli altri paesi europei, Italia compresa. Quindi nonostante la crescita si viaggia ancora su percentuali abbastanza basse.Ma da cosa dipende esattamente questa tendenza?Probabilmente dal fatto che, a differenza dei prodotti alimentari, non esistono standard garantiti a livello nazionale e comunitario, e quindi molte case produttrici di farmaci convenzionali si possono fregiare del titolo di "naturale" solo per il fatto di aver introdotto nei loro prodotti (chimici) degli ingredienti naturali. ..........continua..
FONTE greenplanet.net
Sunday, April 08, 2007
Gli animali soffrono: il profeta denuncia!
Gli animali soffrono:il profeta denuncia!
Anche chi non si occupa propriamente di animalismo, antispecismo, alimentazione riflette sulla posizione egemone dell’essere umano a discapito degli altri esseri viventi ed evidenzia a quanti non si pongono problematiche che invece dovrebbero essere ben chiare nella propria vita spirituale che l’uomo interpreta anche (o soprattutto) le leggi del proprio dio!
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