Anche l’erede di Anna Politkovskaya é stata uccisa, a Mosca, in un agguato insieme ad un avvocato icona della lotta per i diritti civili in Cecenia. Si tratta di Anastasia Baburova, giovane stagista della Novaya Gazeta. È morta a soli 25 anni nell’ospedale in cui era stata portata per una ferita d’arma da fuoco alla testa.
Secondo la polizia é rimasta vittima di un attentato, il cui vero obiettivo era Stanislav Markelov, avvocato di 34 anni, che si era battuto in tribunale contro il rilascio anticipato dell’ex-colonnello Yuri Budanov, primo ufficiale russo posto sotto processo per abusi contro civili e condannato per crimini di guerra da un tribunale russo.
Nel processo contro il colonnello Budanov, Markelov aveva rappresentato la famiglia di Elza Kungayeva, una diciottenne cecena stuprata e uccisa da un gruppo di soldati russi, la cui tragica storia era stata anche denunciata dalla Politkovskaya in un suo libro. Nel 2000 l’ufficiale era stato arrestato, incriminato per omicidio e condannato a soli 10 anni, scatenando le proteste di varie organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, la settimana scorsa era tornato in libertà, nonostante la campagna condotta dall’avvocato contro il rilascio. L’uccisione di Elza era diventata il simbolo degli abusi commessi in Cecenia dalle truppe russe e la liberazione del colonnello era stata accolta con un’ondata di proteste. Markelov aveva appena terminato di parlare con i giornalisti quando un sicario gli ha sparato alla nuca, facendo poi fuoco contro la giovane Anastasia Baburova. Il nome di Anastasia è inevitabilmente legato a quello di Anna Politkovskaya, la giornalista russa assassinata a Mosca nell’ottobre 2006. La giovane Anastasia lavorava nello stesso giornale ed era autrice di numerosi reportage sul crescente razzismo e ultranazionalismo in Russia.
Nella ex unione sovietica chi parla di cecenia muore.
(tratto da NoiDonne del 2 febbraio 2009)
http://www.noidonne.org/index.php?op=articolo&art=2451
Noi di Liberiamoeliberiamoci siamo assolutamente solidali con la redazione di NoiDonne.
Siamo inoltre solidali con tutte/i coloro che si sono fatte/i portavoce di questa notizia e di tutte le notizie che fanno emergere fatti come questi e realtà come quelle della russia o di qualsiasi altro paese/realtà in cui quotidianamente vengono perpetrati abusi di potere, violenze occulte, privazioni di libertà. Possono uccidere, torturare, minacciare ma mai potranno fermare la conoscenza e la solidarietà. E sarà così sempre.
Solo chi pone la verità, la giustizia, la libertà per tutte/i al di sopra della propria vita può si può dire veramente libera/o. E noi difenderemo a qualsiasi costo questi principi, queste/i compagne/i e il ricordo di ciò che hanno fatto.
Nel processo contro il colonnello Budanov, Markelov aveva rappresentato la famiglia di Elza Kungayeva, una diciottenne cecena stuprata e uccisa da un gruppo di soldati russi, la cui tragica storia era stata anche denunciata dalla Politkovskaya in un suo libro. Nel 2000 l’ufficiale era stato arrestato, incriminato per omicidio e condannato a soli 10 anni, scatenando le proteste di varie organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, la settimana scorsa era tornato in libertà, nonostante la campagna condotta dall’avvocato contro il rilascio. L’uccisione di Elza era diventata il simbolo degli abusi commessi in Cecenia dalle truppe russe e la liberazione del colonnello era stata accolta con un’ondata di proteste. Markelov aveva appena terminato di parlare con i giornalisti quando un sicario gli ha sparato alla nuca, facendo poi fuoco contro la giovane Anastasia Baburova. Il nome di Anastasia è inevitabilmente legato a quello di Anna Politkovskaya, la giornalista russa assassinata a Mosca nell’ottobre 2006. La giovane Anastasia lavorava nello stesso giornale ed era autrice di numerosi reportage sul crescente razzismo e ultranazionalismo in Russia.
Nella ex unione sovietica chi parla di cecenia muore.
(tratto da NoiDonne del 2 febbraio 2009)
http://www.noidonne.org/index.php?op=articolo&art=2451
Noi di Liberiamoeliberiamoci siamo assolutamente solidali con la redazione di NoiDonne.
Siamo inoltre solidali con tutte/i coloro che si sono fatte/i portavoce di questa notizia e di tutte le notizie che fanno emergere fatti come questi e realtà come quelle della russia o di qualsiasi altro paese/realtà in cui quotidianamente vengono perpetrati abusi di potere, violenze occulte, privazioni di libertà. Possono uccidere, torturare, minacciare ma mai potranno fermare la conoscenza e la solidarietà. E sarà così sempre.
Solo chi pone la verità, la giustizia, la libertà per tutte/i al di sopra della propria vita può si può dire veramente libera/o. E noi difenderemo a qualsiasi costo questi principi, queste/i compagne/i e il ricordo di ciò che hanno fatto.
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