Sunday, April 08, 2007

Gli animali soffrono: il profeta denuncia!



Gli animali soffrono:il profeta denuncia!







Anche chi non si occupa propriamente di animalismo, antispecismo, alimentazione riflette sulla posizione egemone dell’essere umano a discapito degli altri esseri viventi ed evidenzia a quanti non si pongono problematiche che invece dovrebbero essere ben chiare nella propria vita spirituale che l’uomo interpreta anche (o soprattutto) le leggi del proprio dio!

5 comments:

Anonymous said...

Ciao Gyordie,
io penso che, senza scomodare alcun dio, sia facilmente intuibile che l'essere umano si trovi in una posizione di dominio rispetto a qualsiasi forma di vita presente sulla terra e sono d'accordo sul fatto che gli esseri umani tendono a interpretare le leggi del propio dio in maniera strumentale per agire azioni che sono il contrario della spiritualità( le guerre di religione, i conflitti culturali..ecc).
In questo caso si parla di animali e anche se non sono vegetariano penso che l'essere umano abbia perso di vista alcuni aspetti fondamentali della vita tra cui la convivenza e l'equilibrio ambientale.
La convivenza con altri esseri viventi presenti sulla terra e l'equilibrio con le forze naturali che ci permettono di sopravvivere in queste particolari condizioni.
Questi aspetti erano e sono ben presenti in alcuni profeti di religioni diverse, nel caso di Gesù di Nazaret questo è ancora più evidente per il modo radicale con cui portava avanti le sue idee.
Non essendo religioso per me la questione va esaminata sotto l'aspetto etico tuttavia credo sia importante che le persone credenti ma soprattutto il regime ecclesiastico facciano un pò di autocritica su cosa significa essere religiosi oggi.
Per quanto riguarda il rapporto con gli animali credo che uno dei problemi sia lo sfruttamento e la produzione di massa, non metto in dubbio che mangiare un animale provochi sofferenza ma la nostra società ha trasformato una "scelta" evolutiva basata su un bisogno "naturale" in una iperproduzione di carne che è invece un bisogno indotto.

gyordie said...

ciao davide,

e finalmente benvenuto! ;-P

Aiutami a capire quando dici che "...l'essere umano ha trasformato una 'scelta' evolutiva basata su un bisogno 'naturale'..." in qualcosa che definisci "bisogno indotto".

Contrapponi il "naturale" con l'"indotto" ma dov'é in confine tra i due?
Cioé dov'é che un bisogno "naturale"(dell'uomo!) diventa un bisogno (dell'uomo!) "indotto" (dall'uomo!)?
Davvero tu credi che possa indubbiamente essere demarcato un limite tra le due cose? Se si , sulla base di cosa?

saluti

gyordie said...

ciao di nuovo Davide,

e scusami se nel precedente commento sono stato troppo....frettoloso e/o forse criptico e/o diretto nel farti una domanda che probabilmente prevede una risposta ad ampio (forse davvero troppo!) raggio (oppure nessuna , visto che potresti pensare che é già insita nel tuo commento!)

Per cui, se mi permetti, rispondo al tuo commento in altro modo.

Il libro citato nel posting vuole essere una sorta di guida per quei cristiani che non pongono abbastanza attenzione alle parole del prorpio profeta (e quindi del proprio dio) , il quale professa la NON uccisione TOUT COURT di animali per qualsiasi scopo (e questo, vorrei che fosse chiaro, non é limitato ESCLUSIVAMENTE all'alimentazione); tutti gli esseri viventi, infatti, compartecipano alla vita sulla terra negli stessi termini dell'essere umano il quale non DEVE arrogarsi la pretesa di poter utilizzare le vite altrui (dei propri simili e non) per soddisfare a tutti costi i propri desideri e/o necessità.

A questo punto, secondo te, qui NASCE un confine tra queste due cose, se ho capito bene ; é vero, infatti, che ognuno di noi stabilisce dove e quando si parla esclusivamente di desiderio e dove di necessità considerando quest'ultima qualcosa da salvaguardare a tutti i costi.

Considerare l'unico problema nel "rapporto con gli animali" quello dello "sfruttamento e della produzione di massa" significa dire : l'uomo può e DEVE provvedere alla propria sopravvivenza sempre e a tutti i costi ma senza esagerare, ossia senza avviare una mercificazione di ciò.

Detto in altri termini : é giusto che , qualora l'essere umano ne abbia bisogno per continuare a sopravvivere ed autoconservarsi sul pianeta terra, uccida per usare pelli e pellicce e per mangiare e si serva di animali (che non l'hanno deciso!) per i propri scopi (lavoro, trasporto, etc.) ma non é giusto che lo faccia "su larga scala", ossia senza considerare che l'esagerazione non é un bene.

Beh, anch'io credo che ogni cosa debba essere fatta secondo questo tipo di "ragionamento" per cui mi trovi assolutamente daccordo per ciò che riguarda la critica alla sovrapproduzione in tutti i campi e contesti.

Non c'é un solo ambito in cui gli esseri umani non abbiano "esagerato" come si confà loro propriamente, per cui condannare questo umano modo di agire e procedere é condannare l'essenza stessa umana, cosa che credo vada fatta sempre e comunque

Tuttavia qui, nello specifico, si vuol cercare di considerare gli esseri viventi come qualcosa di differente rispetto alle "cose".
Voglio dire che , nel momento in cui si considera "una scelta evolutiva basata sul bisogno" questa o quella scelta umana la si leggittima a tutti gli effetti, sofferenza o non sofferenza.
Quando diamo una valenza "naturale" alle scelte che gli esseri umani hanno fatto nel passato e continuano a portare avanti oggi (pur con una differente...forse...intenzionalità...ma siamo davvero certi?!?!?) definendole "scelte di bisogno" si leggittima il potere dell'essere umano su tutto il resto : e questo non ha differenti interpretazioni!
O l'uomo é disposto a morire per ciò in cui crede o sacrifica qualsiasi cosa e/o essere vivente (i suoi simili compresi) per salvaguardare se stesso e/o soddisfare i propri desideri : non c'é una via di mezzo!
Il "bisogno naturale" (dell'uomo!) é la sopravvivenza a tutti i costi (dell'uomo!); ma davvero, poi, un tempo più difficilmente avevamo remore nell'agire quando si trattava di raggiungere uno scopo bramato?

Non é il "rapporto con gli animali" il problema dell'essere umano (ne qualsiasi altro rapporto con chiccessia) bensì é quello con se stesso!

Il problema é rientrare in un'ottica anti-antropocentrista che preveda il porci esattamente sullo stesso piano di QUALSIASI ALTRA FORMA VIVENTE : e questo é il "nocciolo" da cui non si dovrebbe prescindere poichè poi da qui scaturisce l'auspicio ad una vita in armonia col "tutto".

Questo non vuol dire che ponendoci sullo stesso piano delle zucchine non possiamo cibarcene ma certamente anche il nostro rapporto con l'alimentazione (e con tutto il resto) subirebbe una svolta decisiva, considerando che la nostra libertà non é da preferire a quella di nessun altro essere vivente!

saluti

gyordie said...

"....Qualcuno potrebbe dire che i primi uomini a mangiare carne furono sollecitati dalla fame. In effetti, non perché vivessero fra desideri illegittimi, né perché disponessero del necessario in abbondanza essi pervennero a questa pratica, sfrenatamente abbandonandosi a inamissibili piaceri contro natura. Anzi, se in questo momento ritornassero in vita e riacquistassero la voce, essi direbbero: "Beati e cari agli dèi voi che vivete adesso! Che epoca vi è toccata in sorte, quale smisurato possesso di beni godete e vi dividete! Quante piante nascono per voi, quanti frutti vengono raccolti: quanta ricchezza potete mietere dai campi, quanti prodotti gustosi cogliere dagli alberi! Vi è lecito anche vivere nell’abbondanza senza il rischio di contaminarvi. Noi, al contrario, abbiamo dovuto far fronte al periodo più cupo e buio del mondo, perché ci siamo trovati in una condizione di grande e irrimediabile indigenza fino dalla nostra prima comparsa sulla terra. L’aria occultava ancora il cielo e gli astri, mescolata a una fosca e impenetrabile umidità, al fuoco e ai turbini del vento. 'Non ancora il sole' aveva assunto una posizione stabile,


né con il suo corso fisso distingueva alba
e tramonto, e li conduceva di nuovo indietro
dopo averli incoronati con le stagioni fruttifere
inghirlandate di bocciuoli: la terra era stata violentata


dallo straripare disordinato dei fiumi, e in gran parte 'per le paludi era informe'. Essa era inselvatichita da un profondo strato di melma e dal rigoglio di boscaglie e di macchie sterili. Non venivano prodotti frutti domestici e non esisteva alcuno strumento dell’arte agricola, né c’era alcun espediente della ragione umana. A quel tempo la fame non dava tregua, e il seme del grano non attendeva le giuste stagioni dell’anno. Che c’è dunque di strano se contro natura siamo ricorsi alla carne degli animali, dal momento che si mangiava il fango 'e si divorava la corteccia degli alberi', ed era una fortuna 'trovare un germoglio di gramigna o una radice di giunco'? Dopo aver assaggiato una ghianda e averla mangiata, eravamo soliti danzare di gioia attorno a una quercia o a una farnia, chiamandola datrice di vita, madre e nutrice. Quest’unica festa era nota alla vita di allora, mentre il resto era tutto un rigurgitare di turbamento e di tristezza. Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? Perché calunniate la terra, come se non fosse in grado di nutrirvi? Perché commettete empietà contro Demetra legislatrice e disonorate Dionisio benigno, dio della vite coltivata, come se non vi venissero da loro doni a sufficienza? Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo vitale, invece per voi è semplicemente una delizia del gusto".

[...]

4. Nulla turba comunque il nostro senso del pudore, non il fiorente aspetto di queste creature sventurate, non il fascino della loro voce armoniosa, non l’accortezza della loro mente, né la purezza del loro modo di vivere e la loro straordinaria intelligenza. Invece, per un minuscolo pezzo di carne priviamo un essere vivente della luce del sole e del corso dell’esistenza, per cui esso è nato ed è stato generato. Per di più, crediamo che i suoni e le strida che gli animali emettono siano voci inarticolate, e non piuttosto preghiere, suppliche e richieste di giustizia: poiché ognuno di loro proclama: "Non cerco di scongiurare la tua necessità, ma la tua tracotanza; uccidimi per mangiare, ma non togliermi la vita per mangiare in modo più raffinato".
Che crudeltà! E’ terribile vedere infatti imbandite le mense dei ricchi, che usano i cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di cadaveri; ma ancor più terribile è vedere quando esse vengono sparecchiate: perché gli avanzi sono più abbondanti di quanto è stato consumato. Queste creature dunque sono morte inutilmente!"

[Plutarco, 'Del mangiar carne, trattati sugli animali']

----> (2000 ANNI FA!) <----




A cosa si può (o si deve) rinunciare di tutta la merda che produciamo e di tutte le meschinità che commettiamo per GODERE?

Anonymous said...

PETIZIONE INTERNAZIONALE PER FERMARE LO SCANDALOSO MERCATO DI CANI "DA
CARNE" DELLE FILIPPINE

Ci sono pochi giorni per raccogliere 50.000 firme, firmate tutti,
facciamolo per questi esseri disperati, c'è tempo solo fino al 30 giugno.
Aiutiamo i gruppi locali animalisti a fare pressione sul Governo filippino
per avviare una modifica dell'attuale legge che permette questi massacri. Il
sito dove avere maggiori info e dove poter firmare è anche in italiano:
www.dogmeattrade.com/history_italian.html


Descrizione delle crudeltà ed immagini insopportabili alla vista sono
reperibili dalla cronaca di un'associazione animalista del 2003:
www.natiliberi.org/animals/crimini/cani_filippine/phil.htm


da La Voce di Megaride